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Il grande Reset: il futuro migliore

Novembre 2-9, 2020
Un grande scrittore dell’800 francese, Villiers de L’Isle Adam, ha inventato una figura cui ha dedicato un certo numero di racconti e che ha chiamato Tribulat Bonhomet. La sua caratteristica principale era l’entusiasmo per la modernità. Una passione cieca e spietata (e assai anticipatrice) per la scienza, le innovazioni tecniche, il futuro. Oggi abbiamo un nuovo Tribulat Bonhomet, ma ahimè è vivo e attivo e il futuro che auspica gli deve in buona parte i suoi orrori.
Ecco alcuni passi di una sua intervista del 2017. Che non sia una chimera, ma un progetto in avanzato stato di realizzazione, ce lo dice la copertina che il Times gli ha dedicato il 2 Novembre 2020; non meno del World Economic Forum che ha celebrato a Davos, nel Dicembre 2016, l’inizio della ‘4ª Rivoluzione Industriale’. Si chiama Klaus Schwab.
Il suo libro, The Great Reset, non è stato pubblicato in italiano. E altrettanto misteriosamente il suo libro precedente, ‘La quarta rivoluzione industriale’, non se lo sono litigati i grandi editori, ma è uscito quasi in sordina nelle edizioni Franco Angeli.
The Great Reset, il grande reset, cioè la nuova organizzazione mondiale post-Covid, è quel ‘complotto’ temuto e denunciato, secondo i media, dagli oppositori del Green Pass. Ma non è un complotto (come ripetono compiaciuti gli stessi media): i potenti non fanno complotti, ma piani. E’ infatti un piano molto elaborato, molto meticoloso, che i governi dell’occidente stanno mettendo trionfalmente in atto.
Ecco dunque come lo descrive Tribulat Schwab:
“È una rivoluzione che cambierà tutto: modelli di business, competitività e modi in cui i governi mettono a punto schemi di riferimento e politiche per assecondare questo progresso e creare vantaggio per i cittadini. Questa rivoluzione è totalmente diversa dalle altre per quattro motivi. Il primo è la velocità dei cambiamenti: la prima rivoluzione industriale ci ha impiegato circa 80 anni per produrre tutti i suoi effetti, la seconda ne ha impiegati 50, la terza 30, questa invece si sta abbattendo sulla realtà come uno tsunami. La seconda differenza è la portata: non si tratta di una rivoluzione che interessa un solo ambito, ma moltissimi. Nel mio libro ho elencato almeno 24 aree diverse in cui sta avvenendo una disruption. La terza diversità risiede nella qualità dell’innovazione: è di sistema, non riguarda solo i prodotti ma tutta la filiera produttiva. Pensiamo ad Airbnb o a Uber: non sono nuovi prodotti, ma nuovi sistemi per rispondere a specifiche esigenze delle persone. Infine, il quarto motivo per cui questa volta siamo di fronte a un cambiamento diverso rispetto agli altri: questa rivoluzione non cambia solo ciò che facciamo, ma anche ciò che siamo, è così pervasiva da riuscire a impattare sulla nostra identità. ….
Quali sono i rischi di questa rivoluzione? Ne vedo due su tutti. Il primo è il più drammatico e riguarda la distruzione di posti di lavoro. C’è il pericolo che le tecnologie riducano l’occupazione a una velocità maggiore rispetto a quella con cui si crea nuovo impiego. L’altro lato oscuro di questa rivoluzione è la paura che genera nelle persone. Soprattutto contro i leader e contro le élite, che sono ritenute le prime responsabili di questi cambiamenti. Se nel mondo stanno crescendo tante forze di opposizione che demonizzano le élite, sia politiche che economiche, è perché il timore aumenta. È una reazione simile a quello che fu il luddismo nella prima rivoluzione industriale, ovvero la risposta violenta all’introduzione delle macchine. Tuttavia, questa rivoluzione c’è e non si può fermare. Si può solo indirizzare nel modo migliore possibile. …. Ecco dove sta il beneficio: l’innovazione migliora il mondo. Ma questa rivoluzione è così disruptive che chi non accetta il cambiamento rischia di soccombere, di essere lo sconfitto.
Su quali tecnologie scommetterebbe nei prossimi anni? È difficile rispondere a questa domanda: molte delle tecnologie in circolazione sono disruptive. Per esempio, un’area in cui il progresso è velocissimo è la stampa 3D e, in genere, le tecnologie additive: sono state stampate le prime case in 3D, a breve avremo anche gli organi: il fegato stampato con tecnologie additive arriverà entro dieci anni. E ancora, gli impianti sottopelle: sarà molto più frequente vedere persone che si fanno inserire nel corpo dei chip che sostituiranno alcune funzioni che adesso abbiamo nei nostri smartphone o computer. Una volta mi hanno chiesto: conoscendo tutte queste innovazioni, in quale campo creeresti un’impresa? Io ho risposto che avrei fatto impresa nel settore dei wearable device. Avrei prodotto underwear in grado di rilevare in tempo reale, grazie a specifici sensori, la pressione del sangue e i battiti del cuore. In questo modo, si potrebbero evitare attacchi cardiaci e malattie di vario tipo. Eppure mi hanno fatto notare che tecnologie del genere sono già in commercio. L’innovazione corre troppo veloce: sono arrivato tardi anche io…”
Distruzione dei posti di lavoro e grande paura: ci siamo. Ma proprio la paura è lo strumento che permette a questa disruptive rivoluzione tecnologica-digitale di insediarsi: la paura fisica per la propria salute, che il governo e i media da due anni soffiano nei nostri occhi. Quella che fa di noi delle pedine morbide nelle loro mani, che ci fa accettare senza discutere il Green Pass e il Super Green Pass (della cui inutilità contro la pandemia potremmo facilmente accorgerci se riuscissimo a tenere gli occhi aperti), e che rende i loro possessori feroci persecutori dei dubbiosi, dei recalcitranti, dei difensori delle libertà spirituali e corporee, trasformando la loro vita in un eterno arresto domiciliare, le libertà in un ricatto, i rapporti umani in una distanza popolata di fantasmi. Paura accompagnata e sostenuta dal monopensiero dei giornali e delle emissioni televisive, dalla soppressione della libertà di stampa, di parola, di movimento, di lavoro, di studio, di scelta, d’incontro; dalla pervasività del controllo, che, aggiungendosi a computer e smartphone, il Green Pass porta a uno stadio quasi finale.
In questo progetto, la pandemia è considerata un’opportunità imperdibile, la strada maestra per raggiungere gli obiettivi nel minor tempo possibile e con la minima resistenza (parola opportunamente sostituita da ‘resilienza’). La Sanità diventa il vero organo di governo, in sostituzione del Parlamento, dei Partiti, dell’opinione pubblica. Per queste ragioni, non bisogna liberarsi troppo presto del virus provvidenziale.
La pandemia durerà – questa o un’altra – finché ce ne sarà bisogno per insediare il nuovo modello mondiale.
Come ogni maleficio, l’aspetto che esso assume per chi lo produce e lo sostiene, è quello di un beneficio.
Nessuno fa il male dicendosi che lo sta facendo. E infatti questo progetto, che oltre a provocare un numero illimitato di licenziamenti e di morti, ripensa ‘l’essere umano’, cambia la sua identità senza che se ne accorga, e aspira a riempire il suo corpo di protesi (strumenti di misura, di controllo e di modificazione), - questo progetto è presentato e salutato come un ‘futuro migliore’, che combatterà le disuguaglianze (creandole), e libererà l’umano da ogni occupazione che non sia di puro svago – e infine viene spacciato per il ‘nuovo progetto di sinistra’! proprio come tale è avversato dalla destra, lenta a riconoscersi dove non vede scritto il suo nome. Per questo vediamo il Pd acciambellato ai piedi del Grande Commesso Draghi (l’altro commesso Macron ha un po’ più di difficoltà con la sua vecchia sinistra); per questo vediamo questo osceno e confuso miscuglio di destra e sinistra; per questo, chi si oppone alla prigionia domiciliare di milioni di persone private dei loro diritti costituzionali, viene tacciato di ‘untore’, ‘assassino’ e fascista…
Sì, non si tratta di un complotto. Si tratta del ‘Nuovo Ordine Mondiale’.
E’ alle porte. E’ in casa. E’ già dentro di noi.
Ci viene iniettato di giorno in giorno, di mese in mese, con il nuovo emblema del nostro tempo: una siringa.
Gb, Roma, 29.12.21